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Caprarola

 

 


Caprarola

Silva erat Ciminia magis tum invia atque horrenda quam nuper fuere Germanici saltus, nulli ad eam diem ne mercatorum quidem adita”

La selva cimina- secondo la descrizione di Tito Livio – era “più impenetrabile e spaventosa di quanto sarebbero apparsi poi i boschi della Germania” questa descrizione ci dimostra una certa diffidenza da parte dei romani nell’attraversare i Cimini.

A riunificare il paesaggio della Campagna romana e il Cimino avrebbe provveduto paradossalmente il mito di Ercole, Eracle greco (Erkles per gli etruschi).

L’avventura del gigante Caco, che dalla sua grutta ai piedi dell’Aventino spia Ercole e quando la vede riposare su greto del Tevere ne approfitta per rubargli quattro buoi e quattro vacche, ci è descritta dalle fonti sullo sfondo di un paesaggio abitato non dissimile da quello altrettanto arcadico, in cui Ercole provoca la nascita del Lago di Vico, conficcando nel suolo una grande clava in mezzo a uno stuolo di contadini che lo invitano a dar prova della sua forza leggendaria.

Sui Cimini Ercole – secondo la narrazione di Servio, commentatore dell’Eneide virgiliana – era giunto con lo scopo precipuo di far visita a due ninfe, Melissa ed Amaltea, provenienti da Creta dove avevano allevato Giove fanciullo con il miele e il latte della omonima capra Amaltea.

Tenendo conto che il lago di Vico si trovava proprio al centro del sistema montuoso e quindi immerso nella selva di Cimini, possiamo constatare come, passando dalla storia al mito, la sua immagine sia trasformata da orrido confine di un mondo misterioso in luogo ameno e adatto al soggiorno di ninfe.

Caprarola sorge sul versante meridionale dei Monti Cimini, dove il panorama si apre nella grande valle del Tevere. Per la bellezza dei luoghi è stata oggetto nel 1995 di studi della Scuola di Architettura del Principe Carlo d'Inghilterra.

Benché tutto il territorio circostante sia ricco di insediamenti etruschi, Caprarola conobbe le prime origini intorno al XI sec. poiché, anticamente, i Monti Cimini erano ricoperti da fitti ed impenetrabili boschi chiamati Selva Cimina, alla quale furono legate leggende terrificanti, di mostri e dei malvagi.

Ciò tardò l'insediamento umano e l'arrivo dei Romani.

Il medioevo fu caratterizzato dalle contese dei vari feudatari, i Di Vico, gli Orsini e gli Anguillara, fatte di sanguinose guerre e rivalità.

Riario

Le cose iniziarono a cambiare nella seconda metà del '400 quando Caprarola venne data in vicariato ai Riario che acquistarono l'antico castello e lo ampliarono più volte fino alle forme attuali, il Palazzo Riario, un importante struttura che ingloba varie preesistenze ed i nuovi ampliamenti effettuati tra la seconda metà del '400 e la seconda metà del '600.

I Riario, imparentati con i Della Rovere, tennero il vicariato di Caprarola fino al 1504, quando la cedettero al card Alessandro Farnese senior.

papa     

Fu il periodo di massimo splendore per Caprarola, grazie alla nomina a papa Paolo III del card. Alessandro Farnese, ed alla costituzione del Ducato di Castro e poi quello di Parma e Piacenza.

La famiglia Farnese divenne potente ed importante, famosi collezionisti e mecenati con l'ambizione di realizzare residenze esclusive progettate dai grandi architetti di quel tempo. 

A Caprarola fu costruita la villa più rappresentativa del livello di ricchezza e di potenza che questa nobile famiglia raggiunse; il Palazzo Farnese di Caprarola.


Palazzo Farnese

 

palazzo

 

La signoria dei Farnese su Caprarola risale all’inizio del sec. XVI. Nel 1504, infatti, il cardinale Alessandro Farnese senior acquistò dai Riario tutti i diritti che essi avevano sulla terra di Caprarola.

Negli anni immediatamente successivi i Farnese acquistarono l’antica rocca e le case ad essa adiacenti. Presumibilmente fu allora che decisero di fortificare il nuovo possedimento.

 

 

      sangallo                     

Antonio da Sangallo il Giovane fece per il card. Alessandro Farnese Senior il Disegno della fortezza di Capraruola.

Su quel disegno iniziarono i lavori di costruzione del palazzo- castello, portati avanti fino al punto di definirne lo schema planimetrico nel quale ingegnosamente si compongono le diverse figure geometriche, dal perimetro pentagonale da cui sporgono i bastioni al cortile circolare con il portico di dieci pilastri.

Il Peruzzi avrebbe collaborato sviluppando l’idea sangallesca. Successivamente il Vignola, dando all’edificio la sua veste architettonica definitiva, avrebbe creato il capolavoro.

Il Palazzo Farnese di Caprarola, è una riuscita fusione tra un’imponente struttura difensiva ed un’elegante dimora residenziale.

Nella sua storia si rintracciano i motivi di questa contaminazione fra le due diverse tipologie architettoniche; il suo fascino è dato dalla qualità delle soluzioni adottate.

                   
vignola

Il Vignola, che conferì all’edificio la sua forma definitiva, dimostra di avere presenti alcuni degli esiti più ragguardevoli della produzione architettonica che operò nello stesso tempo in ambito romano.

Una eco del porticato della Farnesiana del Peruzzi è rintracciabile nella loggia del piano nobile della facciata principale del Palazzo di Caprarola.

Reminescenze bramantesche sono presenti nel cortile circolare – i cui elementi compositivi richiamano, nella struttura e nella disposizione alternata, il porticato del belvedere in Vaticano.

Questi modelli, però, non furono recepiti in modo negativo dal Vignola; al contrario, egli seppe adattare brillantemente alla già esistente struttura sangallesca.

 

 

 

giardino   giardino scala 

 
Conclusa la costruzione del palazzo e dei giardini adiacenti, il cardinale si propose di costruire un giardino grande su un’area sovrastante il palazzo.

La realizzazione del giardino grande, detto Barchitto per distinguerlo dal Barco, con la fontana del Bicchiere, la catena dei delfini ed il casino del Piacere, ebbe luogo tra il 1584 e il 1586.


Scuderie di Palazzo Farnese

 

Sede dell’I.I.S. “A. Farnese” di Caprarola

 

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L’imponente edificio delle Scuderie, costruito nella seconda metà del ‘500, si estende internamente per circa 100 metri, con una larghezza di 15 metri e un’altezza di 20.

Il Cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, si innamorò perdutamente di Caprarola quando questa era ancora sotto la guida dei Della Rovere. La acquistò per costruirvi una grande residenza fortificata che avrebbe rappresentato tutto il lustro, la potenza e la ricchezza della sua famiglia.

Nel 1530 iniziarono i lavori per la costruzione di una fortezza pentagonale su disegno di Antonio da Sangallo il giovane, ma non vennero portati a termine. Il cardinal Farnese, nel frattempo eletto al soglio pontificio con il nome di Paolo III, dal 1534 si dedicò alla costituzione del ducato di Castro, uno stato indipendente all’interno di quello pontificio.

I lavori verranno successivamente ripresi sulla base del nuovo progetto di Jacopo Barozzi, detto Il Vignola, per un’opera più grande e fastosa del Palazzo Farnese di Roma. Vi lavorarono i pittori più importanti, gli architetti più illustri, il meglio che a quei tempi si potesse avere nello studio di una grande pianificazione urbanistica che vide, appunto, non solo la realizzazione del Palazzo ma anche la ricostruzione del nucleo urbano che rigorosamente doveva essere adattato alla mole e al pregio dell’edificio.

 

     

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Occorreva, allora, una struttura funzionale alla vita del Palazzo. Per questo sorsero le Scuderie Farnese, un’imponente struttura costruita tra il 1580 e il 1583, che poteva contenere ben 120 cavalli.

Il primo piano fu adibito a rimessa per le carrozze, al secondo piano vi erano il fienile, gli appartamenti dei cocchieri, degli scudieri e della servitù, fino alla soffitta.

Le scuderie vennero utilizzate dai Farnese fino al 1649, quando il Ducato di Castro passò alla Chiesa e quindi al Controllo della Camera Apostolica.

   

 

Nei secoli successivi vennero adattate a vari usi fino al 1978, quando iniziarono i progetti del Comune di Caprarola per un radicale recupero e restauro della struttura.

La parte sud-ovest si affaccia sugli immensi panorami della grande valle dell’Etruria meridionale e della campagna romana. A nord ovest si estende un grande parco con secolari alberi di castagno, abeti, magnolie e siepi di bosso, di spiccato valore storico e culturale.

                      
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Oggi, l’imponente struttura delle Scuderie, con il suo maestoso parco, insieme all’adiacente Palazzo Farnese e al caratteristico borgo rinascimentale, contribuiscono a far rivivere i fasti e la magnificenza del nobile casato di Paolo III.

Oggi è sede dell’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera.